Cosa fareste se i vostri figli si divertissero a tappezzare le pareti della loro camera con banconote in corso legale, o si giocassero per farne barchette di carta? Probabilmente cerchereste di recuperare le banconote dalle barchette e dalle pareti.
Eppure questo è quello che succedeva nella Germania degli anni 20, nel periodo storico della Repubblica di Weimar, quando per acquistare una pagnotta ci voleva una carriola di banconote; quando racconta John Maynard Keynes, si ordinavano 10 birre tutte insieme, con la certezza di bere l'ultima appena tiepida, ma con l'altrettanza certezza di non pagare la decima più della prima per la galoppante inflazione che interveniva nel frattempo: i prezzi cambiavano di ora in ora. Quello che accadeva nella Germania di quegli anni era l' "iperinflazione". Il Governo tedesco cercava disperatamente di rendere massimo il "signoraggio", l'economia era in ginocchio anche per le riparazioni imposte dalle potenze vincitrici, il torchio per stampare la moneta lavorava a tutto spiano creando il famoso "papiermark". Il papier mark, lo dice la parola, era un "denaro di carta", che nulla aveva a che fare con il valore della corrispondente riserva aurea. Nel 1919 una pagnotta costava 1 marco; nel 1923 costava 100mila milioni (100 miliardi) di marchi. L'iperinflazione della Repubblica di Weimar è un esempio di signoraggio mal usato, anzi abusato: il potere d'acquisto di quei soldi durava lo spazio di un mattino e le emissioni di banconote inseguivano l'ascesa dei prezzi. Durante quegli anni le stamparelle pubbliche e private, le tipografie di comuni e province davano lavoro a più di 30mila persone che instancambilmente, giorno e notte, producevano papiermark, sempre più svalutati.
La tentazione di battere moneta per risolvere con pericolose scorciatoie i problemi finanziari di un paese, non è rimasta confinata a quegli anni. In Serbia, nel 1993, un chilo di pancetta costava 20 miliardi di dinari.
Negli anni recenti lo Zimbabwe è l’esempio più recente d’iperinflazione conseguente a un distorto signoraggio. Quando nel 1991 il Paese, per la sua insolvenza, non godette più del credito del Fondo Monetario, cominciò ad emettere moneta (dollaro Zimbabwe, Z$) a tutto spiano e nel 2008 l’iperinflazione arrivò alla cifra astronomica del 232milioni% costringendo lo Zimbabwe a rinunciare alla moneta nazionale (dopo varie ridenominazioni il rapporto fra l’ultimo Z$ e il primo era pari a 10^25 ( 10 alla 25esima)! Oggi hanno corso legale il dollaro Usa e altre monete straniere.
Ma se la Repubblica di Weimar e lo Zimbabwe con i loro esempi di abusi del signoraggio, sono modelli negativi per un’emissione di moneta troppo generosa, bisogna sottolineare che è altrettanto dannoso un signoraggio non esercitato. L’emissione di moneta è il grande lubrificante dell’economia. Una moneta che, come quella di Paperon de’ Paperoni, fosse tenuta in un grande forziere per permettere a Paperone di sguazzarci dentro, fermerebbe l’economia. La creazione di moneta- una delle grandi invenzioni dell’umanità accanto al fuoco e alla ruota- è essenziale per un’economia che cresce e si apre a tutti nello spazio (import/export) e nel tempo (crediti/debiti).